06.11.2013 – Circolare sulla modalità di fruizione della pausa.
06.11.2013 – Assunzioni e mobilità del personale appartenente ai ruoli amministrativo-contabili e tecnico-informatici del CNVVF.
In allegato il verbale sottoscritto lo scorso 28 ottobre inerente la tematica dell’assistenza sanitaria integrativa.
La sottoscrizione del testo rende certa la data di partenza per l’erogazione delle prestazioni prevista per il prossimo 1 aprile 2014.
Adriano Sgrò/Massimo Cenciotti
PROGETTI DI SMALTIMENTO DEGLI ARRETRATI DI CUI ALL’ART.16 DELL’ALLEGATO 2 DEL CPA.
Si comunica che, il 22 ottobre us, le scriventi hanno incontrato il Segretario Generale Dott. Oberdan Forlenza, intervenuto, per conto del Presidente del Consiglio di Stato, per fornire una risposta alla lettera inviata dalle OOSS il 7 ottobre us.
In avvio il Segretario Generale ha illustrato l’andamento, per il 2013, dei progetti di cui in oggetto, specificando che, a seguito della adesione piuttosto limitata, dovrebbero rimanere risorse residue pari a circa 2,6 milioni di euro per lo sviluppo dei progetti di smaltimento dell’arretrato nel 2014.
Le OO.SS. hanno, quindi, ribadito l’urgenza di destinare, quanto prima, risorse al personale Amministrativo in conseguenza dell’avvio dei summenzionati progetti, ponendo rimedio ad una situazione che si presenta decisamente non equa, non rispettosa delle attività lavorative del personale amministrativo e non conforme a quanto previsto dalla normativa di legge.
A tal proposito hanno chiesto:
– di modificare/integrare il DPCM del 27 marzo 2013 che ha dato attuazione al summenzionato art. 16 prevedendo la destinazione di congrue risorse anche al personale Amministrativo;
– di fornire una tempistica certa e rapida con cui sarà operata tale modifica;
– di incontrare direttamente, quanto prima, il Presidente del Consiglio di Stato per confrontarsi sul percorso di modifica del DPCM e di destinazione delle risorse aggiuntive al personale Amministrativo.
Il Segretario Generale, per conto del Presidente del Consiglio di Stato, ha integralmente accettato le richieste sindacali, assumendo l’impegno a:
– presentare , entro fine novembre, al Consiglio di Presidenza la proposta di integrazione del DPCM, nella direzione richiesta dai Sindacati, in modo da prevedere risorse aggiuntive da destinare al personale per le attività sui progetti di cui in oggetto;
– convocare quanto prima un nuovo incontro con i sindacati con la partecipazione diretta del Presidente del Consiglio di Stato.
In coerenza con gli impegni assunti, con nota del 24 ottobre 2013, il Segretariato generale ha segnalato al Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa che l’attuazione del progetto sullo smaltimento degli arretrati ha messo in luce la necessità di prevedere, nell’ambito delle somme già stanziate sul cap. 1296, specifiche risorse aggiuntive da erogarsi anche al personale amministrativo; a tal fine, il Segretario generale ha evidenziato l’opportunità che, come più volte richiesto dai sindacati, il Consiglio di Presidenza valuti l’adozione di una delibera contenente la proposta di integrazione del D.P.C.M. 27 marzo 2013. Tale proposta dovrebbe essere discussa dal Consiglio di Presidenza entro fine novembre.
Le scriventi seguiranno con estrema attenzione l’evolversi della situazione, affinché vengano effettivamente attuati gli impegni assunti e sia posto rimedio ad una situazione non accettabile di penalizzazione del personale Amministrativo.
Vi terremo aggiornati sugli sviluppi.
Roma, 5 novembre 2013
FP CGIL CISL FP UIL PA
Salvatore Chiaramonte Paolo Bonomo Enrico Matteo Ponti
Il Capo del DGM continua ad avere poco rispetto del corretto sistema delle relazioni sindacali. La FP CGIL scrive al Capo di Gabinetto del Ministro della Giustizia.
Il 30 ottobre u.s., presso la sede del Ministero della Salute, si è svolta la prima riunione del tavolo politico sulle tematiche inerenti il SSN e le professioni sanitarie, coordinato dal Sottosegretario di Stato On. Paolo Fadda.
L’incontro è stato convocato dal Dott. Giovanni Leonardi, Direttore Generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del SSN del Ministero della Salute, coadiuvato dal Dott. Francesco Saverio Proia, ed hanno partecipato le delegazioni di tutte le Organizzazioni Sindacali.
L’incontro si è svolto in un clima positivo, che tuttavia dovrà essere concretamente confermato dalle iniziative da mettere in campo al fine di validare le intenzioni espresse dal sottosegretario.
Infatti in merito alla problematica della stabilizzazione dei precari del SSN, il Sottosegretario ha comunicato la volontà del Ministero di non attendere i tre mesi previsti dalle norme recentemente approvate ma, bensì, di voler iniziare subito una discussione organica per individuare soluzioni condivise nel minor tempo possibile.
Riguardo al permanere del blocco del turn over nelle amministrazioni pubbliche, l’On. Fadda ha comunicato la volontà del Ministero di ottenere una deroga per il SSN.
Nelle regioni con il piano di rientro, il Ministero ha la volontà di intervenire per non depauperare ulteriormente gli organici e per assicurare i LEA.
Nell’ambito del percorso della conversione del disegno di Legge Stabilità, il Ministero sta intervenendo per continuare a garantire le risorse per la non autosufficienza e la SLA.
L’On. Fadda ha confermato l’impegno del Ministro per concludere il percorso di approvazione dell’accordo sulle competenze avanzate delle professioni infermieristiche ed ha comunicato la volontà di procedere in tempi brevi anche per le altre professioni sanitarie.
In merito al CCNL, il Ministero ha condiviso le sollecitazioni sindacali ed è intenzionato a far partire un percorso di confronto, pur nell’attuale blocco delle risorse.
Il Sottosegretario, infine, ha comunicato che con questa prima riunione del tavolo politico è iniziato un percorso che, nelle intenzioni del Ministero, dovrà diventare stabile e strutturato affinché sia possibile lavorare per trovare soluzioni condivise che consentano di governare meglio il SSN e la sua evoluzione.
Terminata l’introduzione del Sottosegretario, abbiamo condiviso la necessità di strutturare questo tavolo politico ed abbiamo espresso soddisfazione per gli argomenti affrontati.
Abbiamo ribadito la necessità di invertire l’attuale impostazione governativa sul blocco del turn over, tagli lineari e piani di rientro.
Abbiamo richiesto chiarimenti sul ruolo del Ministero della Salute, rispetto a quello delle Regioni, dopo la modifica del titolo V ed abbiamo sollecitato la necessità di recuperare un SSN con una sua identità definita, ripristinando la programmazione degli organici e la condivisione dei modelli organizzativi.
Abbiamo espresso l’auspicio di lavorare su questo tavolo anche per trovare soluzioni condivise sugli assetti organizzativi, ragionando anche su modelli essenziali di assistenza e ripartendo necessariamente dalle professioni sanitarie che, nonostante le indubbie potenzialità, hanno vissuto sinora un’evoluzione a strappi e incompleta.
In merito alle tematiche ancora aperte e in attesa di soluzione (documenti infermieri, OSS e altre professioni; autisti soccorritori; infermieri generici; massofisioterapisti; contenziosi su attività Tecnici radiologia; ecc.) abbiamo ribadito che è necessario recuperare un ruolo forte del Ministero e che bisogna smetterla di perdere tempo.
Riguardo ai precari, abbiamo condiviso il bisogno di procedere in modo attento e spedito, senza attendere i tre mesi dati dalle nuove disposizioni di Legge, pur esprimendo preoccupazione per le logiche legislative, che non ne hanno agevolato la stabilizzazione sinora, e che non dovranno costituire il quadro di riferimento per l’azione necessaria di stabilizzazione.
Sul CCNL, siamo convinti che il Ministero debba avere un ruolo forte.
Infine, abbiamo rammentato i nostri emendamenti unitari alla Legge di Stabilità ed abbiamo invitato il Ministero, quale unico luogo in grado di coniugare tutte le esigenze, a costruire un percorso di discussione e elaborazione legislativa che coinvolga anche gli altri dicasteri interessati (FP, MEF), le Regioni, gli Enti Locali e le parti sociali, per ridurre i tempi e le frizioni.
L’On. Fadda, ha condiviso i problemi e le sollecitazioni ricevute ed ha auspicato una progressiva crescita del ruolo del Ministero della Salute nel confronto con altri dicasteri, MEF in particolare; ha espresso inoltre la convinzione che il Ministero può diventare forte se sono forti gli interlocutori qualificati come le OO.SS.
Ha condiviso la necessità di recuperare l’idea unitaria di SSN che, a causa di evidenti distorsioni federalistiche, è oggi strutturato a macchia di leopardo.
Oltre a ribadire l’impegno del Ministero a concludere i percorsi avviati, il Sottosegretario si è impegnato ad individuare le cause ed i responsabili dei blocchi e/o dei ritardi.
Per i precari, l’On. Fadda ha ipotizzato di provare a individuare soluzioni entro 15 giorni da oggi, mentre, per il blocco del turn over, specie nelle 10 regioni in piano di rientro, ha comunicato la disponibilità ad iniziare un discorso organico.
Sulla contrattazione, ha comunicato la volontà di vedere in che modo e in che termini si riesce a riaprire la discussione, anche partendo da alcune specifiche parti.
Ha condiviso la necessità di intervenire per riportare al centro tutte le “periferie” del SSN, individuando strumenti e modalità idonee (linee guida o altro) e riservando al Ministero un ruolo attivo di monitoraggio
Ha condiviso la necessità di avviare percorsi di discussione e condivisione legittimati e articolati, partendo anche dal confronto sul prossimo Patto per la Salute.
Infine, in aggiunta ai vari argomenti emersi nella discussione, ha ricordato la medicina difensiva e le assicurazioni.
Nei prossimi giorni, valutate le priorità, il Ministero elaborerà un calendario di incontri di questo tavolo per affrontare le varie tematiche individuate.
Vi terremo informati sul proseguimento della discussione.
Fraterni saluti.
Il Coordinatore nazionaleprofessioni sanitarie FP CGILGianluca Mezzadri
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La Segretaria Nazionale FP CGILCecilia Taranto
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05.11.2013 – Modifiche alla circolare sulle patenti terrestri – Scorrette relazioni sindacali – Nota al Capo Dipartimento e comunicato ai lavoratori.
Roma, 4 novembre 2013
Onorevole Presidente,
Onorevoli membri della Commissione Affari Sociali
Camera dei Deputati
seduta informale del 5 novembre 2013
Oggetto: stato di attuazione del decreto legislativo n. 178/2012 recante la riorganizzazione dell’Associazione italiana della Croce Rossa (CRI)
Egregio signor Presidente, Onorevoli deputati,
Il decreto legislativo di cui all’oggetto è nato per obiettivi condivisibili sintetizzabili nel riordino del servizio della Croce Rossa Italiana e nella precisazione delle sue finalità.
Quanto alla missione, essa naturalmente è rinvenibile nella compiuta collocazione dell’associazione italiana nel movimento mondiale della Croce e della Mezzaluna Rossa.
Quanto alla riorganizzazione e al riordino del servizio, occorre che lo sguardo sia coerente allo scopo di impedire che l’impostazione originaria sia tradita.
Posto che le questioni giuridiche e societarie, connesse alla natura di movimento internazionale della Croce Rossa, hanno rilievo in relazione ai compiti che devono essere svolti dalla nuova associazione e avendo coscienza che dal superamento di ogni ambiguità possano derivare effetti positivi anche per la gestione amministrativa, il decreto 178/2012 .riguardo al servizio e alle persone che in virtù di un rapporto di lavoro operano quotidianamente, è sbagliato e deve essere modificato.
Vediamo perchè il 178/2012 è sbagliato e come deve essere modificato.
Dal nostro punto di vista, una legge di riordino avrebbe dovuto avere come punto di partenza l’articolo 70 della legge 833/78 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale che, già nel titolo, è evocativo di un obiettivo già allora e secondo il legislatore dell’epoca, da realizzare: lo “scorporo dei servizi sanitari della Croce Rossa Italiana e riordinamento dell’associazione”.
Il decreto 178/2012 avrebbe dovuto quindi procedere in primo luogo ad una ricognizione dei servizi da attribuire al SSN e separarli da quelli originari della gloriosa associazione.
Viceversa si è scelto di continuare e coltivare l’ambiguità che doveva essere risolta nel 1978.
Infatti: l’articolo 1 del decreto in parola , procede al comma 4 con i compiti assegnati alla Associazione della Croce Rossa Italiana, al comma 5 vi è un richiamo ad ogni altro compito assegnato dallo statuto, al comma 6 si conferma la situazione attuale: lo svolgimento di attività sanitarie e socio sanitarie per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) attraverso la partecipazione a gare e la sottoscrizione di convenzioni .
Ed è proprio il comma 6 che viola, a nostro giudizio, la lettera e lo spirito ispiratore dell’istituzione del SSN, mantenendo intatta una situazione che ha prodotto e produce incertezza nel servizio per gli utenti e precariato per i lavoratori e le lavoratrici.
Ferma restando la necessità di restituire alla Croce Rossa le attività rinvenienti dalle sue originarie finalità, con ciò rendendola coerente col movimento internazionale, rimane – quindi – il tema dei servizi tipici del SSN che dovrebbero essere svolti dalle Regioni e, particolarmente, dalle ASL.
L’articolo 70 della 833/78 è esplicito: tolti i compiti relativi alle originarie finalità della CRI, il resto delle attività deve essere trasferito al SSN e accanto ai compiti dovranno essere trasferiti personale, dotazioni materiali e patrimoniali e risorse. E’ una previsione ragionevole quella dettata dal legislatore dell’epoca: i servizi, allora come ora, impropriamente erogati da un soggetto terzo, dovevano e devono continuare ad essere erogati.
Affinché non si determini un trasferimento della sola spesa da un soggetto istituzionale ad un altro, devono essere trasferite le risorse economiche oggi impegnate per le retribuzioni dei lavoratori e delle lavoratrici che rendono il servizio, non determinando in tal modo un peggioramento degli standard qualitativi e quantitativi e mantenendo la necessaria continuità, e la stessa cosa deve avvenire per le dotazioni strumentali e le sedi.
La questione del personale oggi operante, al di la delle originarie finalità della Croce Rossa, è particolarmente delicata. Infatti, la storia della Croce Rossa, la sua non risolta ambiguità sia dal punto giuridico sia da quello delle funzioni svolte sia da quello amministrativo, ha dato origine ad un fenomeno peculiare di precariato pluriennale e qualificato. La gran parte di queste persone sono state e sono determinanti per il funzionamento e l’efficacia dei servizi di cui stiamo parlando, svolti in convenzione o in affidamento.
L’articolo 70 della 833/78 parla di personale adibito ai servizi di assistenza sanitaria e non fa distinzione alcuna delle diverse modalità sul rapporto di lavoro, non discriminando fra tempo indeterminato o determinato. In coerenza a questa impostazione, d’altra parte, la totalità dei lavoratori precari era inseriti nelle procedure di stabilizzazione di cui alla legge finanziaria per il 2007. Gli avvenimenti politici seguiti alla caduta del governo Prodi hanno interrotto le procedure di stabilizzazione dal punto di vista amministrativo e hanno introdotto inevitabilmente la stabilizzazione per via giudiziaria con un aggravio di spesa del tutto evitabile.
In conclusione, il passaggio dei servizi, delle risorse e del personale impegnato nelle attività tipiche del servizio sanitario nazionale, risponderebbe alle esigenze di una razionale e ordinata riforma della Croce Rossa Italiana e darebbe una risposta equilibrata ai problemi occupazionali che si apriranno all’approvazione dello schema di decreto legislativo. Infatti nello schema di riordino in oggetto, all’articolo 6, il personale di ruolo, concretamente, stante la condizione di tutte le amministrazioni pubbliche, verrebbe messo nella condizione di dover scegliere fra il peggioramento della propria condizione economica e professionale e il licenziamento. Il personale precario, che stabilmente lavora da decenni, sarebbe licenziato al massimo entro il 31 dicembre 2014.
Stiamo parlando, sia per il personale di ruolo che per quello precario, di una assoluta novità peggiorativa che, in queste forme, non si è verificata in nessuna pubblica amministrazione sottoposta a ristrutturazione. Ferma la situazione attuale, si aprirebbe una stagione di conflitto, sociale e giuridico, le cui conseguenze al momento non sono prevedibili.
Il decreto legislativo 178/2012, opportunamente emendato secondo la proposta che vi sottoponiamo otterrebbe due risultati apprezzabili: l’associazione promossa dai soci della CRI sarebbe restituita alle sue originarie finalità e il SSN riavrebbe fra i suoi compiti quelli che la legge gli aveva assegnato, ponendo così fine all’ambiguità giuridica e all’incertezza sulla natura del servizio che lo schema di riordino di cui all’oggetto vorrebbe rimuovere. D’altra parte sulla stessa materia, cioè quella del riparto di competenze fra amministrazione centrale e regioni, già oggi si sta operando. Infatti ai sensi della legge di stabilità 183/2011, i servizi originariamente svolti dal ministero della Salute in materia di assistenza al personale navigante e aeronavigante, saranno trasferiti alle Regioni, attraverso la cessione delle risorse, dei mezzi, delle sedi e anche del personale, di ruolo e in convenzione. La nostra proposta non appaia, quindi, eccentrica dal punto di vista istituzionale, rispetto a una strada già intrapresa e neppure scorretta dal punto di vista economico, poiché le regioni, competenti per materia, già oggi investono risorse per le convenzioni, utilizzando le stesse risorse prenderebbero personale, mezzi e dotazioni materiali, non avrebbero un aggravio della spesa bensì un risparmio misurabile in termini di efficienza e di economie di scala.
Grati per la vostra attenzione.
p. la Segreteria Nazionale FP CGIL
Salvatore Chiaramonte
LAVORATORI A TEMPO DETERMINATO
CONVERTITO IL DL 101
Il percorso per l’approvazione del DL 101 è arrivato al termine. Il 29 ottobre scorso si è completato l’ultimo passaggio al Senato, dopo le ulteriori modifiche apportate dalla Camera al testo, in sede di approvazione definitiva non ci sono state ulteriori modifiche rispetto al testo licenziato dalla Camera.
Pur non condividendo l’impianto generale del provvedimento che risulta poco efficace a dare soluzione al precariato nella P.A., riteniamo positivo il risultato raggiunto, frutto del nostro lavoro emendativo e di sensibilizzazione, per i lavoratori a tempo determinato del Ministero dell’interno.
Si tratta di un risultato rilevante alla luce delle disposizioni previste nel testo della legge che permette l’avvio di un percorso finalizzato alla piena assunzione di tutti i lavoratori interessati
E’ contemplata, infatti, una norma che prevede che per assicurare il mantenimento dei necessari standard di funzionalità dell’Amministrazione dell’interno, anche in relazione ai peculiari compiti in materia di immigrazione, il Ministero dell’interno è autorizzato a bandire procedure concorsuali riservate al personale con contratto di lavoro a tempo determinato, ai fini dell’assunzione e, fino al completamento della procedura assunzionale, è autorizzata la proroga dei contratti a tempo determinato relativi allo stesso personale.
Successivamente verranno definite le modalità di procedura concorsuale per le quali appena in possesso ne daremo conoscenza ai lavoratori.
Roma, 5 novembre 2013
FP CGIL CISL FP UIL PA
Fabrizio Spinetti Paolo Bonomo Enzo Candalino
Roma, 4 novembre 2013
Al Capo di Gabinetto del Ministro della
Giustizia Pres. Renato Finocchi Ghersi
Al Capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile
Dr.ssa Caterina Chinnici
Oggetto: Provvedimento di ridefinizione dell’assetto funzionale dei servizi C.P.A.
Il 28 ottobre il Capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile ha sottoscritto un provvedimento che ridefinisce l’assetto funzionale dei CPA. A seguito dello stesso dei 24 CPA attualmente presenti nel territorio nazionale – servizi che lo stesso provvedimento afferma che “rispondendo al principio di minima offensività, evita al minore l’impatto con la struttura carceraria e assicura allo stesso una tempestiva ed efficace risposta di mediazione tra esigenze penali, educative e di intervento” – solo 7 resteranno in funzione con le attuali caratteristiche, gli altri saranno attivati a chiamata (6), trasformati in comunità (9) con CPA, in CPA in centro polifunzionale (1) o chiusi definitivamente (3).
Il provvedimento è la conseguenza della Circolare n. 1 / 2013 dello stesso Capo del Dipartimento, che modifica l’organizzazione del lavoro di tutti i servizi della giustizia minorile. Come è ormai abitudine per questa amministrazione e come già successo per la stessa Circolare un’operazione complessa che modifica l’organizzazione del lavoro degli operatori civili e di polizia penitenziaria è stata disposta senza sentire le parti sindacali a cui è stata fornita esclusivamente una formale informativa.
E’ evidente che per alcune realtà territoriali il costo del mantenimento del CPA non è più sostenibile e che i numeri relativi all’utenza rendono inefficiente la persistenza di alcuni CPA, tanto più che lo stesso codice di procedura minorile prevede che i minori arrestati in attesa dell’udienza di convalida possano essere condotti in comunità.
Ma se si tratta di una operazione tesa alla riorganizzazione delle scarse risorse economiche e di personale che condizionano gli interventi dei servizi del Dipartimento per la Giustizia Minorile, la risposta è secondo noi sbagliata e produrrà un aggravio dei costi complessivi.
Nei Centri di prima accoglienza, infatti, sono impiegati operatori amministrativi, tecnici e di polizia penitenziaria. Fatta eccezione per le sette strutture che restano immutate ed il cui personale continuerà a svolgere lo stesso servizio, per le strutture per le quali viene modificato l’assetto funzionale non sembra sia possibile pervenire ad una gestione più efficace rispetto all’utilizzo del personale e delle risorse finanziarie.
Infatti, per i CPA a chiamata, per i quali è previsto il passaggio di tutto il personale civile e di polizia penitenziaria agli IPM, in considerazione della programmazione delle turnazioni si dovrà pur sempre prevedere la persistenza di unità di polizia penitenziaria ed educative da impiegare nell’eventualità di ingresso di minori, unità che quindi non potranno essere pienamente integrate nella quotidianità lavorativa degli IPM.
Più complessa è la questione relativa ai CPA in annessa comunità ministeriale. Nella sostanza è prevista l’apertura di 4 nuove comunità: Ancona; Messina; Sassari e Taranto, che si aggiungono a quelle già esistenti, senza che sia stata fatta alcuna riflessione metodologica sulle comunità già esistenti ed alcuna comparazione con i costi dei collocamenti effettuati nelle comunità del privato sociale, che secondo noi risultano più convenienti sotto il profilo economico e sicuramente più idonee sotto il profilo del trattamento.
Anche su questo tipo di strutture la mancata convocazione di una trattativa a livello centrale non consente di capire quali siano le reali intenzioni dell’Amministrazione in materia di gestione del personale di Polizia Penitenziaria e civile. Sarebbe molto grave, ad esempio, se l’Amministrazione avesse intenzione di ipotizzare l’utilizzo del personale di Polizia Penitenziaria nelle comunità, senza aver prima discusso l’opportunità di tale impiego con le organizzazioni sindacali e aver valutato con le stesse le conseguenze di una simile iniziativa. Per quanto riguarda il personale civile è del tutto evidente, ancora a titolo di esempio, che non sarà possibile impiegarlo nei turni notturni, né sarà possibile prevedere una completa copertura delle giornate festive e prefestive, con la necessità di stipulare convenzioni per l’affidamento a privati dei periodi che restano scoperti.
In definitiva crediamo che sia stata persa un occasione per effettuare una riorganizzazione funzionale dei servizi minorili. Crediamo che il personale impiegato nei CPA riorganizzati poteva essere più efficacemente utilizzato a supporto di tutti i servizi della giustizia minorile, secondo le richieste espresse dai singoli territori. Ciò che diventa sempre più intollerabile è la persistenza di una politica del Capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile tesa ad escludere le rappresentanze sindacali da ogni scelta, anche quelle che coinvolgono più direttamente i processi lavorativi per i quali i contratti prevedono tavoli di contrattazione. La decisione del Capo del Dipartimento di demandare a livello regionale la consultazione delle organizzazioni sindacali è miope ed inaccettabile, perché non comprende la necessità di un confronto a livello nazionale per l’individuazione delle risorse da assegnare al FUA per la riorganizzazione dei servizi, per una trasparente gestione della mobilità e, inoltre, denota una scelta chiara del Capo Dipartimento tesa a trasmettere la responsabilità della riorganizzazione ai livelli decisionali regionali.
Crediamo che sia arrivato il tempo che il Ministro intervenga affinché siano ripristinati livelli accettabili di confronto con i sindacati.
Cordiali saluti
Il Coordinatore Nazionale FPCGIL Il Coordinatore Nazionale FPCGIL
Polizia Penitenziaria Giustizia Minorile
Massimiliano Prestini Gianfranco Macigno
05.11.2013 – L’azione della CGIL – Interrogazione parlamentare a sostegno dei Vigili del Fuoco.
05.11.2013 – Convenzione tra il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile e l’emittente televisiva SKY Italia.